Primo di 3 fratelli, sono cresciuto in una famiglia di umili origini che lavorava tutto il giorno con grandi sacrifici per arrivare a fine mese. Purtroppo la risposta che spesso i miei genitori dovevano darmi era: “non ci sono soldi per le spese extra, ci dispiace tanto piccolo.”
Immaginate come mi potevo sentire? Fu questo sentimento a fare maturare in me, sin da piccolo,  il mio obiettivo di vita: rendermi finanziariamente libero per non ripetere la vita di ristrettezze e sacrifici alla quale erano stati costretti i miei genitori. Non avrei mai voluto che si replicasse una situazione simile con i miei figli.

Il mio primo grande successo lavorativo arrivò nel 1991, avevo appena 20 anni. Entrai a far parte di una grande azienda italiana in cui in pochi anni divenni il numero uno. Ero giovane e a quei tempi dedicavo 14 ore all’azienda tutti i giorni con l’obiettivo di guadagnare sempre di più. Ero soddisfatto della mia crescita lavorativa, potevo comprare tutto quello che volevo, ma trascorsi 20 anni con quei ritmi,  con le molte responsabilità e tutto il giorno impegnato, mi accorsi che tutti i soldi che stavo guadagnando mi servivano a poco, perché non avevo il tempo per godermeli! Le vacanze? Un miraggio. Il tempo in famiglia? Limitato ai giorni di ferie o di riposo. Insomma, avevo raggiunto il sogno di non avere  problemi economici ma non avevo più tempo per me e per le persone che amavo.
Avevo bisogno di trovare una soluzione alternativa, provai diverse strade nel mondo imprenditoriale, ma invece di migliorare, la mia situazione peggiorò.
Un giorno dissi a Giusy: «Questa non è la soluzione. Stiamo diventando ricchi, ma siamo poveri di tempo per noi. Dobbiamo cercare una strada alternativa».

Sono prima di tre figli, anch’io sono cresciuta in una famiglia di umili condizioni. Mio padre per mantenerci, ha sempre fatto il doppio lavoro. Entrambi i miei genitori erano impegnati tutto il giorno avevano pochissimo tempo per noi. Per quello che hanno potuto mi hanno regalato un’infanzia felice, nonostante le difficoltà economiche.

Così, quando a 19 anni decisi di iscrivermi a Giurisprudenza, non volevo che il costo dei miei studi pesasse sulle loro spalle, trovai un impiego nel settore alberghiero in cui ho lavorato per tredici anni.  Certo, lavorare e studiare contemporaneamente avrebbe rallentato il mio percorso di laurea, ma almeno sarei stata sicura di potermela cavare autonomamente.
Per raggiungere il luogo di lavoro dovevo alzarmi alle 4.30 del mattino. Non avevo la patente. E’ stata dura per me, ero molto giovane, ma mi ripetevo sempre «Questa scelta l’ho presa io e la porto avanti fino in fondo».
Presto iniziai ad avere qualche piccola soddisfazione e a sentirmi un po’ più indipendente. Non gravavo più sulla mia famiglia. Addirittura riuscii a mettere qualche soldo da parte per aiutare i miei fratelli più piccoli. Questo mi rese molto orgogliosa.
Anche dopo che sposai Max volli mantenere la mia indipendenza, continuai a lavorare in albergo, sebbene ciò comportasse avere meno tempo da trascorrere insieme, perché oltre ai turni infrasettimanali, avevo impegnate tutte le festività e le domeniche.
Il mio grande desiderio in quel momento era di allargare la famiglia e di trascorrere più tempo insieme a mio marito. Ma era molto dura perchè i nostri unici momenti insieme erano le ferie e quando riuscivamo ad incastrare i nostri orari liberi. Lì decisi che dovevo riappropriarmi del mio tempo per dedicarlo alle persone che amavo ed a me stessa.